Terapie utilizzate
LIBET (Life themes and plans Implications of biased Beliefs: Elicitation and Treatment) è un modello di accertamento e di intervento sviluppato dal gruppo di ricerca di Studi Cognitivi (Sassaroli, Bassanini, Redaelli, Caselli & Ruggiero, 2014).
Questo modello rientra nel paradigma clinico della Terapia Cognitivo Comportamentale, con integrazioni di area evolutiva e costruttivista. L'utilizzo del modello LIBET permette di comprendere il funzionamento globale della persona, integrando i sintomi ed i problemi attuali, la storia di vita, le aree di sofferenza più profonde e le strategie di gestione di questa sofferenza, tipicamente messe in atto da quella persona.
Il modello LIBET individua due aspetti fondamentali:
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I Temi Dolorosi - stati mentali negativi che il soggetto utilizza per descrivere se stesso e il mondo che lo circonda, e che sono percepiti dalla persona come corrispondenti alla realtà ed immutabili (es. "non sono all'altezza"; "non valgo nulla"; "sono fragile"; "sono solo/a").
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I Piani Semiadattivi - le risposte che il soggetto mette in atto per gestire o allontanarsi dalla sofferenza causata dai propri Temi Dolorosi. Queste strategie compensatorie possono essere risultate utili in un momento di vita della persona, ma se utilizzate rigidamente e cronicamente, possono diventare poco funzionali (es. evitare situazioni temute; anestetizzarsi con cibo/alcool/sostanze/sesso/videogames; cercare di controllare/prevenire ogni situazione temuta).
Il modello LIBET consente quindi di ottenere un quadro generale della storia della sofferenza della persona, permettendo di raggiungere un profondo livello di consapevolezza del proprio funzionamento psicologico. Tale modello permette inoltre la strutturazione un piano di intervento personalizzato rispetto alle specifiche esigenze del paziente, attingendo alla tecniche ed ai protocolli terapeutici più indicati.
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT) è un approccio terapeutico dimostratosi valido dal punto di vista scientifico, grazie ad un considerevole numero di ricerche internazionali. La letteratura ha infatti riscontrato la sua efficacia nel trattamento di una vasta gamma di disturbi, tra cui: la depressione; l’ansia, gli attacchi di panico e le fobie; il disturbo ossessivo-compulsivo; i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, binge-eating); il disturbo post-traumatico da stress; i disturbi del sonno; le dipendenze (da alcool, droghe, affettive, sessuali e da internet); le disfunzioni sessuali; i problemi di coppia; i disturbi di personalità; il disturbo bipolare e la schizofrenia (entrambi in equipe con lo psichiatra per la somministrazione di farmaci).
In breve, la CBT spiega come la sofferenza emotiva sia causata dalla relazione presente tra eventi, emozioni, pensieri e comportamenti da noi messi in atto, i quali determinano l'intensità e la durata del disagio sperimentato.
Ognuno di noi ha modalità tipiche di pensare e agire, delle quali spesso non siamo consapevoli, che possono produrre malessere; la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale ha lo scopo di individuarli ed aiutare il paziente a modificarli/sostituirli/flessibilizzarli. Il risultato di questa terapia sarà una riduzione/risoluzione dei sintomi e la prevenzione delle ricadute.
Le Terapie di Terza Generazione o di Terza Ondata sono delle nuove forme di psicoterapia, derivanti dalla Terapia Cognitivo Comportamentale standard, che lavorano sui processi cognitivi che mantengono i differenti sintomi da cui deriva il disagio mentale.
Esistono diverse Terapie di Terza Generazione, tutte caratterizzate dall’importanza dell’uso in terapia di esercizi esperienziali o attentivi, volti a favorire il cambiamento e l’apprendimento di nuove strategie adattive. Gli interventi di questo tipo si basano sull’accettazione e sull’apertura all’esperienza, piuttosto che sull’eliminazione dei problemi e dei sintomi; infatti, sono volte alla comprensione dei processi di pensiero che mantengono attivata l’emozione negativa e alla costruzione di alternative mentali e comportamentali flessibili ed efficaci. L’obiettivo finale è quello di aumentare la flessibilità psicologica, per diventare consapevoli e aperti alle nuove esperienze, agendo in direzione delle cose considerate importanti per la persona.
Alcune Terapie di Terza Generazione sono: la Dialectical Behavior Therapy (DBT; Linehan, 1993), l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT, Hayes, 1999), la Metagognitive Therapy (MCT; Wells, 2000), la Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT; Segal, Williams, & Teasdale, 2001).
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La Dialectical Behavior Therapy (DBT) è un trattamento originariamente sviluppato per soggetti a grave rischio suicidario, successivamente applicato a soggetti con Disturbo Borderline di Personalità e ad altre condizioni psichiatriche e psicologiche. La DBT è infatti inclusa nelle Linee Guida dell’American Psychiatric Association (2001) e nelle Linee Guida NICE (2009) tra le terapie “Evidence Based” per il trattamento del Disturbo Borderline, ma ha dimostrato di essere indicata ed efficace più in generale, con tutti i pazienti adulti e adolescenti (e caregiver) che presentano una serie di comportamenti problematici come: problemi di gestione delle proprie emozioni e delle relazioni interpersonali; tentativi di suicidio e/o ideazione suicidaria; autolesività (es. tagliarsi, bruciarsi); comportamenti rischiosi per sé o per gli altri (es. prendere parte a colluttazioni o scontri fisici); uso problematico di alcol /sostanze/farmaci; disturbi alimentari (es. comportamenti da alimentazione incontrollata o bulimia) uniti ad altre problematiche psichiatriche; ritiro e/o isolamento sociale. Tutti questi comportamenti, sono caratterizzati dal fatto di essere messi in atto in situazioni in cui è presente un'intensa attivazione emotiva che la persona non riesce a regolare in modo funzionale, che quindi porta a sperimentare una sofferenza insopportabile, che compromette significativamente la vita della persona. Il focus dell'intervento è qurllo di modello di raggiungere “una vita degna di essere vissuta”, basandosi su un approccio dialettico di ricerca di equilibrio tra due principi fondamentali: il primo fa riferimento all’accettazione radicale della realtà così com'è e comporta l'acquisizione di un atteggiamento empatico e compassionevole verso se stessi; il secondo si rifà al principio del problem solving e lavora nella direzione di produrre un cambiamento.
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Consapevolezza e contatto con l’esperienza tramite l'uso della Mindfulness, per imparare a guardare il proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso;
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Impegno e vita basata su ciò che per noi è importante, “di valore”.
Secondo l’ACT infatti, ciò che promuove il cambiamento e il benessere psicologico sono abilità di “contatto consapevole con il momento presente” (acceptance) e di impegno (commitment). Tali atteggiamenti, se mantenuti e sperimentati nel tempo, portano alla flessibilità psicologica e a un maggior benessere emotivo.
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) si focalizza sul ricordo delle esperienze disturbanti che possono aver contribuito a far sviluppare sintomi e disturbi post-traumatici. L'EMDR è infatti il trattamento di elezione per il Disturbo da StressPost Traumatico (PTSD) e numerosi studi internazionali hanno dimostrato la sua efficacia sull'elaborazione di traumi legati ad incidenti, aggressioni, lutti, disastri naturali e traumi di tipo relazionale, generati nella relazione con una figura di attaccamento disfunzionale o imprevedibile.
L’EMDR utilizza la stimolazione bilaterale (movimenti oculari, tamburellamenti sulle mani o stimoli uditivi), per favorire il naturale processo di elaborazione dell’informazione, che è rimasta immagazzinata in memoria in modo non funzionale. Come risultato di una o più sedute di EMDR, la persona ricorderà comunque l'evento, ma le connotazioni negative (emotive, fisiche e cognitive) legate al ricordo svaniranno e saranno sostituite da sensazioni neutre o positive. Il paziente vedrà quindi il ricordo come un evento lontano e distante, non più impattante sulla vita quotidiana.